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Adriano Olivetti resta, nel panorama socio-politco e culturale italiano, un illustre sconosciuto. Forse bisognerebbe dire misconosciuto, almeno nel senso che di lui si è parlato e si parla spesso, ma senza riuscire a individuarne l'intento profondo. Si possono invocare, legittimamente, delle attenuanti. La personalità è indubbiamente complessa: ingegnere che va al di là del calcolo numerico; industriale che vede nell'industria una risorsa per la comunità extra-aziendale; un capitalista che non crede e trascende il capitalismo; un riformista, certamente, ma quali riforme? Siamo alle soglie dell'intento vero, profondo: riforme che non si limitino a cambiare gli statuti giuridici, ma giungano a trasformare il vissuto quotidiano.